Gesù è motivo di stupore.
Il sentimento di meraviglia percorre tutto il Vangelo. Piena di stupore è Maria all’annuncio dell’angelo. Colmi di stupore sono i pastori e i magi davanti alla grotta di Betlemme. Tutti coloro che incontrano Gesù sono presi da un grande stupore: nessuno ha mai parlato così; nessuno ha mai compiuto questi prodigi. Stupiti sono i discepoli che vengono chiamati a stare con lui; uno stupore che cresce di giorno in giorno, ascoltando le sue parole, vedendo i suoi miracoli, condividendo la sua vita. Pieni di stupore sono coloro che lo incontrano per la prima volta, come Zaccheo, la Samaritana, la Maddalena. Stupiti sono persino i suoi nemici. I soldati che vanno ad arrestarlo, i farisei che lo condannano, persino Pilato, i sommi sacerdoti, re Erode mentre lo processano. “Chi sei tu? Da dove vieni?” sono le domande di chi lo accusa, quasi riconoscendo comunque un mistero grande in quell’uomo. Stupiti e sgomenti restano gli uomini nel vederlo morire in croce. Stupiti e increduli i discepoli nell’incontrarlo risorto. Gesù è motivo di stupore.
Tra i tanti episodi della vita di Gesù ce n’è uno che è illuminante rispetto a questo tema. Quando Gesù torna a casa sua, a Nazareth, tra la sua gente, va in sinagoga. Nel Vangelo si dice che tutti rimangono stupiti per il suo insegnamento e si domandano da dove gli proviene questa sapienza. Eppure, questo stupore iniziale si trasforma in domanda, dubbio, sospetto e infine rifiuto. “Non è egli forse il figlio del carpentiere? Sua madre non si chiama Maria e i suoi fratelli Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda?
E le sue sorelle non sono tutte fra noi? Da dove gli vengono dunque tutte queste cose?” (Mt 13,55-56).
E alla fine si legge che “era per loro motivo di scandalo”. Per questo lo cacciano fuori dalla sinagoga lanciando gli pietre.
Gesù dunque è motivo di stupore e nello stesso tempo motivo di scandalo.
Qual è lo scandalo che rappresenta Gesù?
Già i suoi contemporanei mettevano in evidenza lo scandalo che ancora oggi Gesù rappresenta: è lo scandalo dell’Incarnazione.
Come può Dio farsi uomo? Farsi carne, farsi uno di noi? Come può l’Eterno entrare nel tempo? Come può l’Infinito diventare finito? L’Assoluto diventare piccolo frammento del reale?
Mangiava come noi, dormiva come noi. Parlava, amava, lavorava come noi.
Questo è il cuore del Cristianesimo, che ad ogni Natale ci viene ricordato. “Il Verbo si è fatto carne e venne ad abitare in mezzo a noi”. E continua ad abitare in mezzo a noi. “Egli è qui come nel primo giorno” ci richiama il grande poeta francese Charles Peguy.
A noi alla fine è chiesto di scegliere tra lo stupore e lo scandalo, tra l’accoglienza e il rifiuto.
Stare davanti a Cristo con stupore; che poi si fa domanda, ricerca, desiderio, attesa. Oppure passare dallo stupore iniziale allo scandalo e quindi al rifiuto.
Rimanere nello stupore è il dolce invito del Santo Natale. Con il suo presepio, il bambino che giace nella mangiatoia, Maria e Giuseppe, gli angeli e i pastori. Rimaniamo nello stupore, attendendo la grazia, di poterlo incontrare di nuovo, per rinascere ancora una volta con Lui.
BUON NATALE!
Don Guido Gregorini, Rettore del Collegio Ballerini
